domenica 24 agosto 2014

Deep Breath: prendete un bel respiro, il Dottore è tornato...

Come forse ricordate da questo post di un anno fa il Dottore, protagonista di quella serie di fantascienza più longeva della storia (mica pizza e fichi), è cambiato. Abbiamo atteso ben più dei 365 giorni che compongono un anno per vederlo in azione e finalmente ieri abbiamo "trattenuto il fiato" guardando il suo primo episodio, "Deep breath".
Dato che ho avuto la fortuna di vederlo al cinema non posso esimermi da scrivere questo blogghino sulla puntata! Here we go again, come dice saggiamente Madame Vastra.
Spoilers, aggiungerei, come diceva River Song, potrebbero essere sparsi ovunque, quindi andatevi a vedere la puntata prima di leggere ancora.

Scambio di Jelly Babies tra me e il Dottore.
Ora iniziamo con un po' di trivialità: ho visto la puntata al Cineworld di Parnell Centre a Parnell Street, Dublino, Irlanda. Come ho accennato nell'ultimo post, sono qui per lavorare qualche mese in un tour operator grazie al progetto Leonardo Da Vinci. Non divaghiamo.
Il Dottore che vedete in questa foto è un simpatico Irishman che insieme ad alcuni amici fa dei podcast sul Dottore. Mentre eravamo in attesa della messa in onda, si sono giustamente e abusivamente fatti pubblicità. Se siete curiosi, il sito è questo (http://thechroniclesoftimepodcast.tumblr.com/), hanno anche una pagina facebook "The Chronicles of Time".
Una volta entrati nella sala 9 del multisala, su cui ci sono i dovuti stickers delle porte della TARDIS (Police Phone Free for Public Use... e quello della St. John Ambulance), sullo schermo apare la scaletta che potete vedere vagamente dietro al cappello gigante del Dottore: uno speciale video introduttivo, la puntata, un dietro le quinte e il Q&A in diretta da Londra. Mentre aspettiamo che inizi il video, lo staff del cinema ricorda che ci sono i "refreshments" alla sala completamente piena e premia con del merchandising del Forbidden Planet (negozio meraviglioso che si trova in varie città nel mondo) i migliori costumi, tra cui un bimbo in giacca di tweed e farfallino e una bimba con un adorabile cacciavite sonico.

Non so di chi sia sta foto... meh, tanto era uguale.

Il video introduttivo ed esclusivo è uno dei "fields report" con cui Strax ogni tanto ci delizia, a puro beneficio a livello informativo per tutti i fidanzati, amici, parenti vari che non hanno mai visto Doctor Who che sono stati trascinati al cinema (compresa la mia collega, che però ha apprezzato il tutto e si vedrà qualche puntata, dice), ma anche a puro beneficio del pubblico intero, dato che è esilarante come solo il nostro Strax può esserlo. Come non amarlo?
Non appena Strax viene però richiamato all'attenzione da Madame Vastra e da Jenny, inizia la puntata.

Lo so, lo so, la foto è vecchia, ma loro sono fighi uguale.

Un dinosauro: la mia mente di bambina si esalta già, dato che avevo un debole per quei lucertoloni. Il testone di questo T rex, o forse allosauro, è magnifico vicino al Big Ben, ed in poco tempo vediamo che ovviamente solo una persona poteva risolvere la faccenda, essendo la scena nella Londra vittoriana: Madame Vastra, la nostra lucertola semiumana preferita, sua moglie Jenny e il fido Strax sono stati messi in allerta da Scotland Yard che, lo sappiamo, non ne imbrocca una. Come è arrivato il dinosauro sul Tamigi dell'Ottocento? Viaggi nel tempo, che domande. Il bestione sputa una piccola cabina, e l'emozione corre subito veloce. Il Dottore è arrivato. Un espediente spettacolare quanto interessante per iniziare, a mio parere.

Ehy, sexy lady!

Il nuovo Dottore si presenta al pubblico in maniera esilarante, sarcastica, folle, persa e meravigliosa. Sì, probabilmente essendo già una fan di Capaldi da un anno, è impossibile per me pensarla diversamente, ma che la sua prima battuta sia un "Shush!" per zittire Strax mi ha fatto impazzire. Parla al dinosauro come fosse una signora, insistendo sul fatto che non sta flirtando con lei. Non si ricorda chi è chi, non ricorda i nomi, scambia Clara prima sia per Strax che per Handles, la povera testa di Cyberman della puntata precedente, il tutto muovendosi in preda a una sorta di isteria post rigenerazione. Clara è evidentemente spaventata a morte, frustrata, arrabbiata, e stanca. Inutile dire che già in questi primi minuti sia Jenna Coleman che Peter Capaldi sembrano dare il meglio di sé... ma è ancora tutto da vedere.
Il Dottore, però, sviene di colpo, quando messo di fronte ai suoi errori e al suo momento di follia, e ci ricordiamo tutti della piccola Rose e del suo Dottore appena cambiato, che è evidente che lei non riesce a riconoscere: sono contenta del parallelismo, anche perché si risolve in maniera diversa.



Il cambiamento di un Dottore è sempre traumatico per i fan quanto per le companion, e Moffat gioca molto su questo tema. Non fa mistero con il pubblico che la dinamica che si era creata tra l'Undicesimo e Clara era quella di una coppia sul punto di dichiararsi, o quasi, e sembra che Clara sia delusa dal fatto che questo nuovo Dottore sia "vecchio". Vastra, però, come noi sul momento, crede che questo dipenda dal fatto, appunto, che a Clara "piaceva" il Dottore in maniera romantica - come a una certa fascia di pubblico, che amava il Dottore perchè era giovane e flirtava bene con le donne. 
Quello che però io credo che Clara intenda è che quest'uomo non è più lo stesso che qualcosa l'ha invecchiato, qualcosa ha creato solchi in una faccia nuova, e lei sia dispiaciuta e soffra per questo dolore che ha già segnato un viso nuovo di zecca. Ovviamente, a Clara piaceva davvero il Dottore di prima, ed è difficile per lei accettare il nuovo Dottore, anche se messa a confronto con il capo della Paternoster Gang si rende conto che non è arrabbiata con il Dottore perché è "vecchio", è arrabbiata con un indefinito qualcosa che l'ha invecchiato e quindi gli ha arrecato sofferenza.
Trovo che Moffat, insomma, abbia giocato in maniera perfetta con la percezione che gli spettatori hanno del Dottore e grazie alla companion ci abbia aiuto ad entrare in contatto diretto con il nostro stesso lutto per l'Undicesimo.


Ma le cose succedono in fretta, in Doctor Who, e il nuovo Dottore non è solo isterico, ma è pieno di energia rinnovatrice e rigeneratrice. Adoro il modo in cui è perso nel suo stesso corpo, il fatto che gli altri suonino strani perché ora lui è scozzese, che si concentri sulla funzione della stanza da letto, che non si riconosca allo specchio. è sempre lui, ma è completamente perso e, lasciatemelo dire, profondamente adorabile.
Ho trovato visivamente molto bello vedere come scarica questa sua energia nel calcolo e nel disegno di grafici per tutta la stanza con il gesso.


Il Dottore sfugge al suo stesso controllo e ben presto lo vediamo sparire, mentre Clara cerca di venire a patti con i propri sentimenti in proposito, e non parlo solo di quelli romantici. I siparietti con Strax sono comunque superbi, così come il suo costume. Jenna ha la grande capacità di risultare stupenda in qualsiasi cosa indossi, si sa, ma il costume vittoriano le sta decisamente d'incanto.



Ci sono tre scene che ho adorato davvero in questo episodio, e la prima è quella in cui il Dottore discute con un barbone in una strada secondaria di Londra. Il barbone in questione è interpretato dal marito della compianta Elizabeth Sladen, la mai dimenticata Sarah Jane Smith delle vecchie serie. Trovo che oltre ad esserci molto mistero e anticipazione e intrigo nei discorsi che fanno, ci sia indubbiamente una scrittura meravigliosa, divertente a tratti, e una recitazione sublime, piena del vero e proprio "drama". Peter ci mostra un Dottore vulnerabile, spaventato e infreddolito, ma allo stesso tempo pieno della fierezza, della follia, dell'intelligenza, della vera e propria "furia" dei Signori del Tempo. 
Adorabile peraltro la citazione delle sopracciglia "che vanno per conto loro", magari una strizzata d'occhio alla RADA che aveva scartato il giovanissimo Peter, ad inizio anni 80, per quelle sopracciglia troppo attive, dicendogli che l'attore non era il mestiere per lui. Poveri stolti...
Qualcuno potrà arguire che la sua recitazione è un po' "over the top", esagerata, ma anche se in larga parte potrebbe sembrarlo, credo che abbia a che fare con ciò che lo show è sempre stato e come Peter l'ha sempre visto, in fondo. Nonostante l'esagerazione di alcuni gesti e toni di voce, non è affatto pacchiano o esagerato.



La seconda scena, cosa me lo chiedete a fare, è stata quella del ristorante. Un altro esempio di eccellente scrittura, di timing comico dei due attori, del modo in cui si può parlare di una relazione tra due personaggi cambiata radicalmente eppure rimasta sempre la stessa, del modo in cui un misunderstanding diventa divertente e insieme perfetto... potrei andare avanti per ore, e la scena dura solo pochi minuti. Chiunque dichiari che sullo schermo tra Peter e Jenna non c'è chimica, dice una immensa e devastante baggianata.


Altra scena che mi ha colpito e mi ha veramente tolto il fiato è stata quella di Clara intrappolata sola in mezzo ai droidi. Mi ha spaventato a morte l'idea che il Dottore potesse averla lasciata sola, ho adorato come ha reagito e ha negoziato, perché è evidente che è terrorizzata, ma che non vuole arrendersi. E quando ha allungato la mano ho sperato con tutta me stessa che il Dottore fosse lì... e così è stato. Forse l'ha usata un po' crudelmente, è vero, gli altri Dottori non l'avrebbero mai fatto, ma qui sta il bello di avere di nuovo - finalmente - un Dottore alieno, che ti porta al tuo limite per dimostrare quanto sei forte, quanto puoi fare, quanto sai fare. 
In una nota più meramente terrena e scandalosamente frivola, Peter Capaldi in costume vittoriano è un gran bel vedere.





Un plauso e un apprezzamento particolare va all'attore che interpreta l'uomo con la faccia a metà, se così vogliamo chiamarlo, il droide in cerca della terra promessa, ovvero Peter Ferdinando. Scopro grazie a imdb che aveva una particina in Soft Top Hard Shoulder, il film dei primi anni Novanta scritto e interpretato da Peter Capaldi e dalla sua dolce meravigliosa mogliettina. Il mio cuore straripa di dolcezza. Questo attore, in ogni caso, ha una fisicità straordinaria, e ti fa credere davvero di essere un droide: ricordiamoci che sul set i rumori e i suoi non ci sono, e lui fa comunque un lavoro incredibile di movimento del proprio corpo, tanto che quasi dimentichi che è un attore in carne ed ossa, invece che fatto di circuiti.


La scena tra lui e il Dottore, la loro ultima scena, inizia con un breve dialogo sulla veduta di Londra dall'alto, dato che stanno volando. Adoro che il Dottore dica che da lassù gli uomini sembrano così piccoli, quando in realtà sono immensi. è uno dei temi che preferisco in Doctor Who, ricordare sempre che chiunque è grande e importante.


La terza scena che adoro è naturalmente quella finale. Sapevo del cameo di Matt Smith, perché qualcosa era stato dichiarato, ma non è stato comunque indifferente per il mio piccolo cuore, che si è spezzato un po'. Anche se solo al telefono, è evidente che Clara si comportava in maniera molto diversa con il Dottore di prima, ma è proprio lui, il suo "fidanzato" che le chiede di essere buona con il suo nuovo se stesso, di aiutarlo, perché è più spaventato di lei, ed è vero. Dietro quel cappotto nero, è ancora spaventato da se stesso, da quel viso già segnato, che lui ricorda, ma di cui non riesce ad afferrare l'importanza (perchè questo viso? perchè hanno scelto questo viso?). E soprattutto il modo in cui il Dottore dice a Clara che lei lo guarda ma non lo vede davvero è lo specchio dell'inizio della puntata, quando lui la vede, ma non la riconosce. "Hai una vaga idea di come ci si sente?" le chiede. Certo che lo sa. Ed è per questo che quando finalmente guarda in fondo agli occhi di quell'uomo, riconosce il Dottore. Perché lui lo è.

Awwwwww <3

Il modo in cui Peter dice la battuta del "Non sono il tuo fidanzato / non ho mai detto che lo sbaglio su questo fosse il tuo" mi ha un po' spezzato il cuore, di nuovo, perché è evidente che il Dottore è sempre il Dottore, anche se ha cambiato faccia, personalità, corpo. Una parte di lui è ancora innamorata di Rose, una parte di lui piange ancora Donna, un'altra è ancora invaghita di Clara. Tutte queste parti, e quelle che avevano una nipote, una Sarah Jane, tutte sono parte di lui. è una cosa che Peter credo ha reso in maniera sublime, per la prima volta sono riuscita a vedere tutti i suoi predecessori in questo nuovo Dottore, in un modo o nell'altro, eppure ho visto un personaggio nuovo. Suppongo che trent'anni passati ad imparare a recitare senza dramaschool, e 50 anni di ammirazione per lo show, l'abbiano reso davvero il candidato perfetto, ora non ne abbiamo più dubbi.

Questo momento mi ha emozionato un sacco: il Dottore che si vede allo specchio e proprio come il droide, non si riconosce... AWWWWWW

E chi è questa misteriosa donna che parla del Dottore come se fosse il suo "fidanzato"? Potrebbe essere una River trasformata male? O un personaggio della serie classica?
Perchè non hanno preso la Chancellor (domanda random che mi pongo, dato che penso sarebbe stata magnifica con Peter, come lo è stata già altre volte)?
Non divaghiamo: lo scopriremo nelle prossime settimane...



Piccola curiosità adorabile: la paternoster gang è evidentemente modellata su quella di Baker Street, in Sherlock Holmes. Anche Vastra infatti ha una rete di informatori, i "Paternoster Irregulars", Vastra cita Sherlock Holmes (The Game is Afoot!) e la cosa viene nominata già prima, ma mi piace il modo in cui i riferimenti sono buttati con nonchalance.


Un bilancio di questa puntata? Perfetta introduzione del nuovo Dottore, piena di emozioni che passano dalla commozione (Matt, ci mancherai!), paura (come ogni buona puntata di Doctor Who), avventura, divertimento, risate e amicizia.
Il mio voto è: una cascata, ma che dico, una tempesta cosmica di stelline!

Tantissime stellineeeeeee
Per continuare con la cronaca della serata...

Dopo la puntata, è stato mostrato uno speciale "Doctor Who Extra" che dovrebbe essere disponibile online per ogni puntata, un po' come i vecchi Doctor Who Confidential. La cosa più bella è stata vedere le immagini del readthrough della sceneggiatura, dove Peter è decisamente pieno di umiltà e felicità (e con un adorabile morbido maglioncino stellato). Potete trovare questo speciale online :)



Il Q&A è iniziato invece con i nostri tre delle meraviglie, Peter, Jenna e Moffat, che emergevano da sotto il palco (a mio parere, tutti e tre desiderosi di andare a casa dalle proprie famiglie a riposarsi, ma costretti a vedere i fan, e perfettamente contenti di rispondere alle loro domande, evidentemente felici di condividere comunque quel momento con loro - o molto bravi a farcelo credere.
Peter come sempre è pieno di charm e delicatezza e umiltà, da il merito a tutti tranne che a se stesso, in parte a ragione, in fondo c'è stato solo per un episodio, in parte perché è fatto così, ha la testa dura. Ha i suoi momenti di altissima dolcezza quando dichiara che se potesse scegliere chiunque come companion, a parte Jenna, sceglierebbe sua moglie (loro sono la mia vera e propria One True Pairing, non c'è pezza). Jenna ovviamente è il solito batuffolo di meraviglia, vestita in modo semplice ma elegante, bella eppure semplice, gentile e disponibile. Moffat ha risposto alle sue domande con le sue solite risposte sarcastiche ma malefiche, molto fiero del nuovo Dottore scozzese, rischiando di iniziare a discutere con Peter da fanboy accanito - la presentatrice ha avuto un momento di puro terrore - e poi tutti a nanna.

E anche io, per sognare di viaggiare nel tempo e nello spazio con il nuovo Dottore.

domenica 10 agosto 2014

Lilting - recensione

Premessa

Vorrei tanto avere il pregio di conoscere Claudia di persona.
Voi Claudia forse la conoscete, perché nessuno legge il mio blog se non gente che conosco. Claudia è una donna intelligente, ma soprattutto una donna divertente, che sa farti sorridere con uno stato postato per proprio gusto o frustrazione. Ha un gatto nero meraviglioso e una famiglia affettuosa. Di più, purtroppo, non so, e per il momento sembra che non saprò altro, purtroppo. Troppe miglia e troppi impegni ci separano fisicamente, ma internet è un luogo bellissimo perché non serve nemmeno la TARDIS per potersi sentire in tempo reale.
Claudia mi ha fatto ricredere su Daniel Craig e sul suo 007. Resto una profana perché mi è piaciuto Skyfall (che pare tutti odino), e qualche giorno fa ha postato la notizia dell'uscita di un film con Ben Whishaw (da noi tutti amato in Profumo, Bright Star o The Hour, scegliete il vostro). La mia povera Claudia non ha trovato il modo di vederlo in Italia e così mi sono chiesta se qui in terra d'Irlanda ci fosse la possibilità di rimediarlo.

Claudia è una persona meravigliosa perché con le sue passioni è in grado di farti scoprire cose belle, e non si può dire cosa migliore di una persona se non questa, penso. Stefania anche è così, ve ne ho già parlato. Sono due donne che vorrei davvero conoscere e a cui vorrei ispirarmi sempre.
Ma non divaghiamo.

Ah, dimenticavo, sono in Irlanda per qualche mese, per un tirocinio finanziato dall'Unione Europea (ho vinto una borsa di studio). Le mie colleghe non sono del tutto convinte di amare questa città, ma io, decisamente, la amo già da morire, e sono qui da esattamente un mese.


Lilting




Lilting è un film diretto da Hong Khaou, e di produzione rigorosamente UK. La trama è tanto semplice quanto intensa: la morte di Kai lascia il suo timido fidanzato Richard e la sua ostinata madre cinese-cambogiana Junn devastati dal dolore. Il film tratta del percorso di avvicinamento di questi due personaggi, e di come Richard tenta di far capire a Junn che cos'era Kai per lui e come voglia ora occuparsi di lei.

Difficile dare una vera e propria analisi del film senza parlare del finale, direi, quindi ogni volta che rivelerò qualcosa sulla fine lo segnalerò un paio di righe prima. Lettore avvisato, lettore mezzo salvato.

Nonostante la trama possa sembrare a prima vista molto semplice, il film, che dura poco meno di 90 minuti, abbraccia tutto un insieme di temi universali e intimi. Il tono è delicato quanto intenso, la narrazione scorre lenta ma mai noiosa, tanto che quell'ora e mezza scarsa a me è sembrata un pomeriggio intero.

Vi descriverò ora l'inizio del film, per darvi un'idea del tema del ricordo, e lo descriverò in maniera precisa (piccolo spoiler alert).
La scena si apre su Kai che va a trovare sua madre in quella che di fatto è una casa di riposo. Il dialogo è semplice, parlano del più e del meno ma si vede benissimo che Kai ha bisogno di confessare qualcosa a sua madre ma non ce la fa. Improvvisamente, però, Kai scompare dalla scena, e capiamo che si tratta di un ricordo.

Junn così come Richard rivivono nella propria mente il ricordo di lui più di una volta. Si rifugiano in esso come se fosse la verità, il presente, e anche noi veniamo immersi in questi ricordi, più veri della narrazione stessa per noi, più veri della vita vera senza Kai per i personaggi. La perdita per entrambi è talmente pesante, talmente importante, talmente travolgente ed opprimente che è come se tornassero a respirare nell'indugiare nel ricordo stesso.

Richard cerca di approcciarsi a Junn, ma lui non parla cinese e lei non parla inglese, nonostante sia nel paese da molti decenni. Richard decide quindi di chiedere a Vann, una ragazza di origini cinesi ma non una traduttrice professionista, di aiutarlo a comunicare con lei.
Vann non è però semplicemente il mezzo tramite cui comunicano: è un personaggio che interagisce con la narrazione e finisce persino per pilotarla in qualche modo, mettendo se stessa, mettendo le proprie radici forse, o magari più la propria comprensione e umanità, prima delle parole che Richard vuole comunicare.

Lo scontro tra le due culture è un altro grande tema del film: Richard rappresenta la cultura anglosassone, la necessità di prendersi cura degli altri senza venirne troppo coinvolti, la frustrazione di non riuscire a dire ciò che si pensa e la stretta necessità di non mostrare i propri sentimenti, e di rimanere il più possibile gentili, disponibili e cortesi. Vann si è integrata ma è evidente che è in grado di capire Junn, anche se ripete spesso di non avere un buon rapporto con sua madre, che non si è mai inserita nella cultura occidentale. Junn è talmente legata invece alle sue origini da cucinare sempre cinese, dal parlare solo cinese, dal non provare neppure a parlare in inglese e rimpiangendo la sua vecchia casa. 

Emblematico, tra gli altri è il rapporto tra Junn e il suo "fidanzato" alla casa di riposo, Alan. Non parlano la stessa lingua ma lei dice che "in qualche modo, riescono a capirsi". Grazie all'aiuto di Vann, richiesto da Richard per aiutare Junn ad andare avanti e magari trovarsi un compagno inglese e integrarsi, i due però iniziano a conoscersi davvero e a capirsi. Una delle cose meravigliose di questo film è vedere in che modo questo rapporto si evolve e si completa (niente spoiler qui, ma credo che sia stupenda come evoluzione, divertente quanto emozionante e a tratti malinconica e triste). 

Il finale (spoiler alert) rivela una cosa importantissima, però, a proposito di questo scontro di culture.
Quando finalmente Richard riesce a dire finalmente a Junn che suo figlio era gay, che lui lo amava, lo fa nella maniera diretta e precisa, in una maniera affatto inglese. Junn comprende, finalmente, e lo fa con una serenità del tutto orientale, e riuscendo a spiegare che ora può andare avanti. Aveva bisogno forse di comprendere suo figlio? Il suo senso di colpa era così forte che ha rovinato la vita di tutti e tre? Forse no, ma le aveva impedito di constatare appieno la perdita, come se ci fosse stato qualcosa di non detto tra loro.

Il tema invece dell'amore è trattato in maniera intima, delicata, affettuosa ma mai morbosa. Amore tra madre e figlio, tra due amanti, tra due amici, tutto viene descritto senza forzature, senza artifici. Le immagini che ricorrono spesso sono un intimo ballo lento o un abbraccio, e soprattutto sentire il profumo dell'altra persona. Il profumo è importantissimo nella narrazione, ed è talmente potente come idea che nonostante non sia possibile effettivamente sentire i profumi, è impossibile non comprendere e non provare cosa significhi nelle varie scene.
L'intimità tra Kai e Richard non è mai volgare, trascende la fisicità e arriva all'anima, nel modo in cui Richard utilizza le bacchette (altra scena meravigliosa, verso la fine), a come la sua stanza sia ancora impregnata di Kai, a come soffra fisicamente per la sua mancanza. La sua assenza è dolore fisico per entrambi, sia per l'amante che per la madre: è la mancanza di quell'abbraccio, di quel profumo, della sensazione rassicurante di potersi accocolare tra le braccia di un altro essere umano, che amiamo e che ci ama tremendamente.

Tocco di classe spettacolare, merito di una regia superba, sono le brevi panoramiche del bosco intorno alla casa di riposo. Quelle inquadrature della brina di prima mattina, del sole appena sorto e ancora freddo, sono il vero e proprio punto d'incontro tra le due culture: sembra un paesaggio cinese, come nelle stampe che affascinavano gli occidentali nell'Ottocento, ma l'atmosfera è tipicamente dell'english cold mattutino.

Nel cercare il significato della parola Lilting, wikipedia mi dice che è una parola gaelica che rappresenta un modo di cantare tipico dei popoli appunto gaelici di "cantare con la bocca", il che spesso si accompagna con il ballare. Non so se sia effettivamente così, se sia questo il significato del titolo, o se sia solo una coincidenza, ma avendolo visto all'Irish Film Institute non potevo semplicemente ignorare questo fatto.

In conclusione, vi lascio con le due righe conclusive sul programma mensile dell'IFI, emblematiche a dir poco:
The debut film from Hong Khaou is an intimate and graceful film, a sensitive examination of two lost souls in mourning, which portrays how connections can be made across barriers of age, culture and sexuality.
(Il film di debutto di Hong Khaou è un film intimo ed elegante, una disamina delicata di due anime perdute in lutto, che mostra come si possano creare dei legami attraversando le barriere di diverse età, culture e sessualità.)